Diciamo no alla logica della risposta militare

Proviamo a fare un gioco. Prendiamo le parole di condanna del premier britannico Rishi Sunak contro gli attacchi lanciati dall’Iran:

«Condanno nei termini più forti l’attacco sconsiderato del regime iraniano contro Israele».

Adesso uniamoci anche noi alla condanna: non c’è niente di più «sconsiderato», infatti, nel nostro travagliato presente, che gettare benzina sul fuoco della guerra.

Chiunque la getti, questa benzina sul fuoco.

Condanno nei termini più forti l’attacco sconsiderato del regime iraniano contro Israele e – non dimentichiamoci di aggiungere – condanno nei termini più forti l’attacco sconsiderato di Israele contro il consolato iraniano a Damasco qualche giorno fa.

Condanniamoli entrambi, perché sono entrambi pericolosi, sono entrambi ingiusti. Condanniamoli perché ambedue evitabili, con un poco di buon senso.

Il governo israeliano, che da mesi conduce un’operazione di pulizia etnica nella Striscia di Gaza, giustifica le proprie azioni criminali come una risposta agli attacchi di Hamas dello scorso 7 ottobre. Se questa è la logica corrente, perché l’Iran non dovrebbe «rispondere» all’attacco di Israele?

Ciò nonostante, io condanno nei termini più forti l’attacco sconsiderato del regime iraniano contro Israele, e se lo condanno è proprio perché sono contrario a questa logica corrente, che conduce a un crescendo di guerra e distruzione.

Bisogna spezzare il meccanismo. Alla risposta iraniana all’attacco di Israele al proprio consolato non deve seguire una risposta. Quella tra Israele e l’Iran non deve diventare una guerra vera. Il rischio è troppo alto, per tutti.

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