
Dal mio monologo «Il latte versato», uno stralcio del quale ho già pubblicato QUI. È un componimento lungo in cui parlo, più che altro, di guerra, cambiamenti climatici e economia di mercato, tutte questioni stettamente legate fra loro.
È una distesa d’acqua molto bella,
ora che viene il sole,
ora che i raggi nuotano nell’acqua
e per le strade alluvionate, piene,
ecco distendersi viali di Venezia,
canali fatti d’acqua di Venezia,
solo che è terraferma, mica laguna con i remi.
E parlano le immagini allo schermo
di strade d’acqua quieta e adesso arriva il sole
e asciugherà quest’acqua
che prima tumultuava nella notte.
Fango rappreso dopo non inghiotte,
ma il fango ha già succhiato la sua preda
di corpi e di conforti casalinghi;
il fango ha fatto morti, morti,
morti che erano vivi
e ora si piangeranno morti.
(Mario Badino, dal monologo «Il latte versato»)
Rapsodia e denuncia.
Ecco perché abbiamo sempre più bisogno della voce del poeta.
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Purché si trovi il modo di portarla, questa voce. In ogni caso, si tratta di qualcosa di cui avverto l’urgenza. La poesia e l’arte in generale. E la cultura, non a caso sempre più sacrificata.
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