
Qualche verso dal mio monologo «Il latte versato» e due foto che mi ha scattato il poeta Antonio Rotondo mentre lo recitavo, all’ex Caserma Rossani Liberata di Bari, in occasione del Festival Internazionalista della Poesia Rivoluzionaria.
Grazie, Antonio!
La nostra guerra è una guerra giusta,
nostro dovere fonte di salvezza, la guerra,
che mica si può stare vili,
assistere in silenzio all’invasione,
guardare le persone | crepare sullo schermo
– serve un aiuto esterno:
servono armi per la guerra, anni,
per dare nutrimento a questa guerra,
per fare della guerra una tragedia
più grossa e duratura,
capace di spossare il tuo nemico.
I nemici degli amici
sono i miei nemici
e gli amici son felici
di aiutare i loro amici
e gli amici son felici
di crepare per gli amici,
per sconfiggere i nemici.
La nostra è una guerra democratica,
una guerra simpatica,
un’impresa già avviata,
fondata sopra reti sempre tese,
sopra denaro e sete di potere:
se ho sete di potere, posso;
se posso, ho ancora sete di potere;
se posso troppo, poi finisce male.
La guerra fondata sul capitale.

Pingback: Acqua | cianfrusaglia
Ti leggo oggi, ma avrei voluto sentirti quella domenica…”Se posso troppo, poi finisce male”. Ci sono due donne che si sono girate l’Italia per dialogare con altre donne nelle cui coscienze si è fatta strada, da un po’, la consapevolezza del limite. Il limite ci dà la comprensione del meno di valore, da tutelare, che ci può entusiasmare. Di un entusiasmo che ci pacifica. Il poeta coglie ed esprime.
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Ti ringrazio per la condivisione. È proprio il senso del limite che manca, mi sembra; eppure, non siamo mai stati così in pericolo. Purtroppo, persistiamo sulla stessa strada.
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